La Pratica Yoga
La Pratica Yoga all’interno dei Servizi residenziali
“Appena cominciamo a ri-esperire una connessione viscerale con i bisogni del nostro corpo, emerge una specifica capacità nuova: quella di amarsi con calore.
Sperimentiamo una nuova autenticità nel prenderci cura di noi stessi, che reindirizza la nostra attenzione alla nostra salute, alla nostra dieta, alla nostra energia, alla nostra gestione del tempo. Questa maggior cura di sé nasce spontaneamente e naturalmente, non come una risposta ad un “dovrebbe”. Siamo in grado di sperimentare un piacere immediato e intrinseco nella cura di noi stessi”
STEPHEN COPE, Yoga and the Quest for true Self
A partire dal 2015 abbiamo iniziato a proporre agli ospiti in trattamento per problematiche di dipendenza da sostanze psicoattive una pratica settimanale di Hatha Yoga condotta da un insegnante esperto, Paolo Martignago, dell’Associazione Culturale Estrada di Treviso.
L’idea di fondo è poter integrare l’approccio top-down, al quale appartengono gli interventi terapeutici ed educativi basati sulla verbalizzazione, con interventi che seguono un percorso bottom-up, che partono dal corpo. All’interno di questo vastissimo gruppo di metodi non verbali può essere compresa anche la pratica dello Yoga.
L’ipotesi è che la pratica regolare di questa disciplina consenta di sviluppare una maggiore sensazione di integrazione di sé (mente-corpo), migliorare la capacità di tollerare emozioni intense e di regolare l’arousal attraverso la respirazione consapevole.
La letteratura che si occupa di dipendenza da alcol e sostanze ci descrive come spesso nelle anamnesi delle persone dipendenti da sostanze ci siano esperienze di abuso, maltrattamento, trascuratezza grave. Tali eventi traumatici influiscono significativamente nello sviluppo di sintomi ascrivibili a PTSD, comportamenti autolesivi, come cutting, abuso di farmaci e sostanze psicoattive per controllare stati emotivi interni disturbanti, disturbi dell’alimentazione e dell’umore.
“Le vite di molti sopravvissuti al trauma iniziano a ruotare intorno al trattenere e al neutralizzare esperienze sensoriali indesiderate: molte persone che ho incontrato nella mia pratica clinica si sono trasformate in veri e propri esperti dello stordimento di se stessi. Queste persone possono diventare gravemente obese o anoressiche, o dipendenti dall’esercizio fisico o dal lavoro. Almeno la metà delle persone traumatizzate cerca di offuscare il proprio mondo interno intollerabile con droghe o alcol. L’altra faccia del numbing è la ricerca di emozioni forti. Molte persone si tagliano per eliminare la sensazione di essere obnubilate, mentre altre provano il bungee jumping o attività ad alto rischio, come la prostituzione o il gioco d’azzardo. Ognuno di questi metodi può dare un illusorio senso di autocontrollo.” (Bessel Van Der Kolk “Il corpo accusa il colpo”, Raffaello Cortina, Milano 2015).
Nelle persone con dipendenza da sostanze la modulazione dell’arousal risulta frequentemente carente e quando vi è disregolazione, mentale e fisica, si creano effetti negativi su pensieri, sentimenti, sulle risposte allo stress e sulla capacità di copying.
Esistono in letteratura scientifica ricerche e studi documentati su questi aspetti (B. Van Der Kol, 2015, op.cit.), su come la pratica regolare dello yoga, migliora significativamente i sintomi di ipo e di iperarousal.
Lo Yoga comprende un’insieme di pratiche di respirazione (pranayama), allungamenti e posizioni (asana) e meditazione. Le sequenze sono finalizzate alla progressiva acquisizione della consapevolezza di quanto accade nel corpo a seconda delle posizioni. Il lavoro sulla respirazione agisce specificamente sulla regolazione dell’attivazione e sulla gestione emotiva.
Il senso di noi stessi è connesso al corpo (A. Damasio “Emozioni e coscienza”, Adelphy, Milano,2000); percepire e dare un senso alle nostre sensazioni fisiche, ci permette di percepirci come soggetti integrati in grado di affrontare la vita. “Se l’ottundimento (o la compensativa ricerca di emozioni) può rendere la vita tollerabile, il risvolto della medaglia è la perdita della consapevolezza di ciò che succede dentro il nostro corpo e, con questo, del senso di esserci pienamente, carnalmente vivi.”( Bessel Van Der Kolk,2015 op.cit.).
Lo Yoga è da sempre una disciplina che permette di promuovere una relazione con il proprio mondo interiore. La consapevolezza dei bisogni del corpo permette di potersene prendere cura: se si scambia l’ansia per fame, si può mangiare troppo per coprirla o troppo poco per controllarla.
Imparare a riconoscere e tollerare le sensazioni quindi aiuta a gestirle e considerare modi diversi di reagire.
Durante la pratica yoga l’attenzione sulla respirazione e sulle sensazioni corporee consente di percepire le connessioni tra emozioni e corpo. È esperienza iniziale di ogni praticante che la preoccupazione di “fare bene” una posizione yoga, attiva pensieri, generalmente di giudizio e, spostando l’attenzione dal corpo, alla fine diventa difficile trovare l’equilibrio.
Si sperimenta che l’espirazione prolungata favorisce l’allentamento delle tensioni e l’allungamento muscolare, che concentrarsi sul respiro procura un senso di calma e rallenta il battito cardiaco. Si prova che le sensazioni aumentano, raggiungono un massimo e decrescono.
L’esperienza concreta che le sensazioni passano, stimola la capacità di affrontare lo stress fisico ed emotivo.
Sentirsi al sicuro nel proprio corpo favorisce la possibilità di comunicare in merito ai propri vissuti dolorosi o traumatici.
La pratica Yoga settimanale dura un’ora e mezza; inizia a settembre e termina alla fine di giugno. Ogni incontro si conclude con una breve meditazione e una semplice autovalutazione del proprio livello di partecipazione, con la condivisione in gruppo della propria esperienza soggettiva.
Questo fase conclusiva contribuisce allo sviluppo della capacità di ascolto e attenzione su di sé e alla mentalizzione di stati emotivi e sensazioni.
È stato importante anche condividere l’esperienza con altri membri dell’Associazione Estrada, fare pratica nel parco, a contatto con la natura, svolgere anche attività “più dinamiche”, “giocose” e di contatto con l’altro, condividendo poi sensazioni ed emozioni in gruppo. Questo tipo di esperienza ha portato una qualità diversa alla pratica regolarmente svolta. I partecipanti hanno riferito una sensazione di gioia e piacere, nello stare insieme semplicemente, senza bisogno di addiction.
Flaviana Berto – psicologa-psicoterapeuta.
Paolo Martignago – insegnante di Yoga, dal 2003 conduce gruppi di Pratica Yoga presso il Centro Estrada di Treviso. Oltre all’esperienza con gli ospiti della Comunità di Campocroce, realizza la pratica con un gruppo anziani ospiti in Casalbergo dell’ISSRA di Treviso e con gli ospiti della Comunità Alloggio per disabili La Primula di Casier.